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L’impatto del Covid-19 ha conseguenze anche sull’immigrazione australiana: numeri mai così bassi dai tempi del secondo conflitto mondiale

L’immigrazione in Australia scende a un livello negativo ed è la prima volta che accade dalla Seconda guerra mondiale a oggi. È una delle conseguenze della diffusione della pandemia da Covid-19 che si aggiunge a un atro problema che l’Australia sta affrontando: la crescita demografica più lenta da un secolo a questa parte.

In base alle previsioni annunciate lo scorso martedì dal ministro del Tesoro Josh Frydenberg per l’anno fiscale 2020/21 si prevede un saldo negativo dell’immigrazione calcolato in meno 72mila persone. Si stima inoltre che i numeri dell’immigrazione non torneranno al livello precedente alla diffusione della pandemia per almeno quatto anni.

Le previsioni sui livelli di immigrazione

Il saldo tra il numero di persone che entra in Australia per rimanervi più di 12 mesi e quello delle persone che invece lasciano il Paese nello stesso arco di tempo dovrebbe cambiare da 154.000 del 2019/20 a meno 72.000 nel 2020/21 e a meno 21.600 nel 2021/22. La curva dovrebbe risalire nel quadriennio successivo fino a circa 201.000 unità.

A questa situazione si aggiunge poi il dato sul tasso di fecondità indicato con il numero medio di figli per donna: se nel 2019/20 era pari a 1,9 nel 2020/22 si prevede pari a 1,58.

L’Australia si avvia quindi verso la crescita demografica più lenta secolo che si attesterà a solo allo 0,2% in quest’anno finanziario. Questo anche a causa del fatto che i migranti lasciano il Paese e ai titolari di visti temporanei è vietato l’ingresso al confine a causa delle restrizioni per il coronavirus.

I piani del governo federale per attrarre migranti qualificati

Il calo record della crescita della popolazione avrà conseguenze importanti sull’economia del Paese, come ha spiegato il ministro Frydenberg. Il governo dovrà infatti affrontare un deficit di 213,7 miliardi di dollari, il più grande nella storia dell’Australia.

Il governo federale ha reso noti i suoi piani per attrarre migranti qualificati appena riapriranno i confini. “L’immigrazione e la crescita della prolazione – ha affermato Frydenberg – sono fondamentali per l’economia australiana. A guidare la crescita economica sono tre P: popolazione, partecipazione, produttività”.

Per attrarre i migranti migliori e più brillanti, il governo ha studiato una serie di modifiche ai visti temporanei, rimarrà poi in vigore il limite di 160.000 posti l’anno che era già stato introdotto nel 2019/20.
Le novità riguardano la triplicazione dei posti relativi al programma Global Talent a quota 15.000 e un aumento del programma di innovazione e investimento aziendale a 13.500 posti.

I ricongiungimenti familiari aumenteranno da 47.732 a 77.300 per quest’anno finanziario: 72.300 rientreranno nella categoria partner e 5.000 saranno invece famiglie con bambini.

Il governo stima che circa 2/3 dei nuovi ingressi saranno in possesso di visti qualificati.

Per incrementare il turismo il governo rinuncerà alle tasse sui visti Working Holiday Maker, mentre i titolari di visti temporanei validi nel periodo della pandemia avranno diritto a un rimborso delle tasse che si stima sarà in totale pari a 270 milioni di dollari in quattro anni.

Nel rilascio dei visti le priorità saranno i visti sponsorizzati, alla ricerca di talenti per l’innovazione aziendale e programmi di investimento, ai visti regionali e ai visti partner. Per i visti partner e per i loro sponsor residenti permanenti verrà poi introdotto un requisito legato al livello di inglese, allo scopo di aumentare il loro livello di partecipazione alla vita economica del Paese.